Ho visto un posto che mi piace, si chiama mondo..

Nel mese di maggio io e un mio collega siamo stati chiamati a condurre un gruppo di ragazzi di 14 anni nella provincia di Padova. La richesta principale: fare gruppo.

In generale, quando lavoro anche con le classi, il primo aspetto è proprio fare gruppo. Solo quando si ha un’interazione tra i presenti è possibile cominciare a costruire, a pensare insieme, a divertirsi o a scontrarsi per poi confrontarsi.

Un gruppo, infatti, è una piccola realtà, una sorta di mini società in cui ognuno può apportare il proprio contributo, fornire una visione differente di uno stesso aspetto, ostacolare gli altri e non ascoltarli oppure mediare i rapporti.

Questi ragazzi si conoscevano da diverso tempo, ma, forse, non avevano mai avuto modo di cogliere alcuni aspetti loro e dei coetanei. “Ti sei mai chiesto/a quali siano le tue qualità? Quelle dei tuoi amici? Ti sei mai domandato/a se stai bene in questo gruppo? E gli altri come lo vivono?”. Questi sono alcuni degli spunti che, attraverso uno sguardo esterno e alternando attività giocose e riflessive, ognuno di questi ragazzi ha potuto approfondire personalmente in base a come e a quanto se la sentiva.

Inutile dire che questi ragazzi si sono rivelati fin da subito delle grandi risorse gli uni per gli altri, testimoniandocelo anche a parole:

“L’intero incontro mi è piaciuto molto soprattutto i giochi in cui era presente la collaborazione di tutti i giocatori e in cui c’è bisogno di ascoltare ogni individuo o l’altra parte del gruppo […]";

“Mi è piaciuto particolarmente l’ascolto che avete avuto nei nostri confronti";

“Sono stato felice di ragionare sui nostri comportamenti all’interno del gruppo e saper mettere in atto quello che abbiamo capito”.

Attraverso queste ed altre frasi che sono state condivise con noi, attraverso sorrisi, scambi rispettosi (e a volte meno) tra di loro e soprattutto voglia di stare insieme, mi sono resa conto che con ascolto e cura possono avvenire tanti cambiamenti partendo, appunto, dal piccolo, da piccole realtà che rappresentano una parte della nostra società.

Basta cogliere l’entusiasmo dei loro sguardi, la loro voglia di fare che, purtroppo in molte situazioni, diciamo che non c’è, la loro curiosità che, se stimolata, emerge e permette di scoprire mondi.

Come dice Cremonini in una sua canzone “ho visto un posto che mi piace, si chiama mondo…”…io l’ho visto. E tu?