Professione psicologa: un lavoro di co-costruzione

In questi giorni una giovane studentessa mi ha posto alcune domande sulla mia professione. Domande che forse in passato mi ero posta, ma sulle quali non mi ero mai troppo soffermata a riflettere. Ho deciso, quindi, di ragionarci su: com’è iniziata la mia carriera? Che qualità penso di dover avere per diventare una brava psicologa? Qual’è la cosa che trovo più difficile nel mio lavoro?

Ho provato a partire dal principio riavvolgendo il nastro e rivedendo il mio percorso: tanti anni di studio, molteplici ore di tirocinio, ma anche di passioni e scoperte. Un continuo imparare che, come dice con affetto il mio maestro, “non finisce mai; forse a 99 anni”. In questo riguardare al passato mi sono resa conto che la mia carriera è iniziata in gruppo e grazie al gruppo continuo a crescere. Ricordo che una delle domande che mi è stata fatta all’università all’inizio dei miei studi è stata proprio “come mi immaginavo di lavorare in futuro: da sola o collaborando?”. All’epoca avevo dato la prima risposta, ma adesso mi accorgo che senza una rete, che sia l’équipe di colleghi, che siano i tirocinanti, che siano altri professionisti, che siano i pazienti stessi, non potrei realmente fare il mio lavoro. Perché è nell’incontro con l’altro, nel confronto con l’altro che imparo, cresco e posso migliorarmi. Sicuramente non è semplice e, anzi, più volte mi capita di non trovarmi pienamente d’accordo con chi lavoro, ma è solo così che imparo a relazionarmi, ascoltando, comunicando le mie idee, con rispetto per chi ho di fronte, e comprendendo le sue ragioni sospendendo il giudizio.

Una parte delle qualità per diventare una brava psicologa credo siano proprio queste ultime: ascolto, comprensione empatica, epochè, rispetto e gentilezza. Qualità e caratteristiche che trovo imprescindibili non solo nella professione, ma anche nella vita di tutti i giorni, in famiglia, nelle amicizie, nelle relazioni più in generale.

Un altro aspetto a mio parere fondamentale, ma fin troppo dato per scontato, è il saper amare. Infatti, e questo lo collego all’ultima domanda, è difficile stare a fianco di chi soffre. Quando si comincia un percorso personale alle volte è doloroso e alle volte lo si riesce ad affrontare con il sorriso, ma, solo se si ha qualcuno a fianco che con amore e pazienza aspetta che emergano e vengano scoperte le proprie risorse, si può provare a soffrire meno. Nella mia vita ho avuto anch’io i miei momenti di fragilità che ho superato grazie alle mie capacità, ma grazie anche a chi, con affetto, ha saputo porgermi la sua mano.

Chiedere aiuto non è semplice, soprattutto nei momenti di difficoltà, ma se si sa che c’è qualcuno che può fare anche solo un pezzo del percorso insieme, per alleggerirlo un po' o per permettere di prendere più consapevolezza, allora forse si può diventare più coraggiosi e prendere in mano il timone della propria vita.